Roca li Posti

Grotte e rifugi nel tenero calcare del litorale salentino.

L’ordine basiliano si è sviluppato nelle zone del Mediterraneo orientale, per poi approdare nelle zone del Mediterraneo orientale, per poi approdare in Salento a seguito della persecuzione da parte del re bizantino Leone III Isurico che, attraverso un editto emanato nel 730, ordinò la distruzione delle immagini sacre.

Per sfuggire alla persecuzione i monaci vivevano in grotte scavate nella roccia friabile lungo la costa e nell’entroterra. In questi luoghi, detti laure, continuarono a praticare il loro culto.

I Messapi intorno al IX sec. a.C. giunsero, sulle coste dell’attuale Salento, erano dotati di una forte struttura sociale che inglobò le popolazioni che abitavano questa terra di confine, avviando da subito una riorganizzazione delle attività e del territorio. Abili allevatori di cavalli introdussero forma stanziali di pastorizia e la coltivazione della vite e dell’ulivo.

Nel 266 a.C., anche a causa dei continui assidi con Taranto, i Messapi furono conquistati e sottomessi al potere romano. Giungono a noi un sistema di scrittura non ancora decifrato, la ricca produzione di ceramica in cui spicca la famosa trozzella (una piccola anfora con doppio manico). Nei primi anni del XIV secolo Gualtieri di Brienne, Conte di Lecce, duca d’Atene e signore di Firenze, ricostruisce la città di Roca rendendola un sito fortificato. Lo sbarco dei Turchi sulle coste salentine nel 1480 costituisce l’ennesima aggressione alla cittadella: la popolazione fugge nuovamente abbandonando il paese.

 La Porta Monumentale in particolar modo stupisce per le sue dimensioni. Lungo il percorso si trova uno spazio di culto per rituali e sacrifici animali, risalente al età del Bronzo. Sul promontorio è possibile visitare i resti della cittadella medievale con i resti delle mura di cinta e di alcune abitazioni.

Utilizzata come base dalle armate di Alfonso D’Aragona per la liberazione di Otranto nel 1481, diviene, negli anni successivi, un covo di pirati. Per questo motivo nel 1544 Ferrante Loffredo, governatore della provincia di Terra d’Otranto, la fa radere al suolo; i pochi abitanti si spostano verso l’entroterra e fondano l’abitato di Roca Nuova.

VistaMare

Quando il mare chiama, il Salento non si fa trovare impreparato. Le sue spiagge sono splendide gemme incastonate lungo una costa dagli scenari mozzafiato fatta di scenografici scogli e sabbie impalpabili, borghi pittoreschi e limpide acque dalle sfumature tropicali. Non meraviglia di certo che questa splendida regione pugliese sia una delle mete balneari più ambite ed amate dell’estate italiana. Percorrendo le coste del “tacco” dello Stivale lo sguardo è costantemente rapito da bellezze di ogni sorta. Da Gallipoli a Otranto, da Porto Cesareo a Santa Maria di Leuca, la scelta è davvero vastissima. Ma per poter ammirare un luogo da sogno menzionato persino da National Geographic tra i siti più belli del mondo, bisogna raggiungere Melendugno, ed in particolare Roca Vecchia, località costiera situata tra San Foca e Torre dell’Orso.

Qui, lungo un litorale disseminato di antiche testimonianze archeologiche, si apre quella che, a pieno titolo, è stata inserita nella classifica delle piscine naturali più belle del mondo. Si tratta della Grotta della Poesia, e fa parte di un complesso carsico che comprende un’altra incantevole piscina naturale di dimensioni più piccole. Come suggerisce il nome, un tempo queste cavità erano delle grotte dotate, dunque, di una copertura di roccia. Nel corso del tempo, l’impetuosità del mare e i fenomeni carsici ed atmosferici hanno hanno provocato il crollo del soffitto trasformandole in suggestive piscine naturali dalle acque color smeraldo che lasciano a bocca aperta chiunque abbia la fortuna di ammirarle.

San Foca

San Foca è una marina del comune di Melendugno, posta tra Torre Specchia Ruggeri e Roca Vecchia. Oggi si presenta come un grazioso e vivace borgo, caratterizzato da un porto turistico attrezzato, dalla torre cinquecentesca e da un gran numero di bar, ristoranti, esercizi commerciali e strutture ricettive.

Sia d’estate che d’inverno, San Foca permette di godere del suo ampio lungomare, che la attraversa tutta e che è molto frequentato: se volete mangiare un gelato vista mare, passeggiando con la famiglia o con gli amici, è il luogo ideale.

Ma che cos’è stato San Foca prima di diventare una ricercata meta turistica?

Il sito è frequentato da tempi remotissimi: le prime tracce di frequentazione si attestano tra la fine del Paleolitico e il Mesolitico (12.000-8000 a. C.) e consistono nei resti di diversi utensili in pietra, scoperti in una campagna di indagine archeologica negli anni ‘70. Più tardi, in età romana, si sviluppò un centro di pescatori.

Tutta la storia di questo luogo è già contenuta nel suo toponimo.

Foca, infatti, è nome tipicamente bizantino, appartenuto a imperatori e generali dell’impero d’Oriente: non è un caso che nel dialetto salentino San Foca si dica Santu Fucà, una pronuncia che ricalca esattamente quella bizantina Fokàs. In particolare, in Italia meridionale il nome si diffuse non solo in onore al Santo (vedi La chiesa di San Foca), ma anche in riferimento al generale Niceforo Foca il vecchio, che nel IX secolo d. C. rafforzò la presenza bizantina in Sud Italia.

Dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente, la rinascita del paese, dunque, è da ricercare proprio nell’epoca bizantina, intorno al X secolo d. C. Da sempre, San Foca è borgo di pescatori. Persino nelle paludi, sviluppatesi nel territorio circostante, veniva praticata la pesca, come si legge in un documento del 1427. In quell’anno, infatti, Fino de Montefuscoli, esponente di una nobilissima famiglia salentina, vendette all’università di Lecce la palude di Cassano, sita a San Foca e nelle pertinenze dell’abbazia di San Niceta a Melendugno; quella di Cassano era un’antica palude che sfociava nel mare e dove esisteva una peschiera, un edificio adibito alla pesca.

I pescatori del luogo raccontano che, secoli dopo, anche il re delle Due Sicilie Ferdinando I (1759-1816), in visita nella terra d’Otranto, volle fare tappa a San Foca perché aveva voglia di pescare.

San Cataldo

San Cataldo è l’unico tratto sulla costa pugliese ad essersi conservato in così buone condizioni. Si vedono i cinquanta metri di struttura muraria che hanno resistito al passare del tempo, all’erosione costiera e agli atti di vandalismo. Il luogo divenne approdo di pellegrini e punto di commercio per l’olio locale. Insomma un punto focale di grande rilevanza politica e commerciale, uno sguardo sulla storia del tutto privilegiato in Puglia.

Il Molo prende il nome da Adriano, il celebre imperatore della storia romana, colui che regnò dopo Traiano, il conquistatore, mantenendo le sue terre, tranne la Mesopotamia. Adriano si rese celebre soprattutto per la sua propensione alle arti e alla cultura, che sostenne con opere grandiose. La politica adrianea volta alla tolleranza, anche nei confronti degli schiavi ai quali furono alleggerite le condizioni di schiavitù, ricorda un momento di splendore dell’arte e della filosofia. Il molo presente nelle acque al largo di San Cataldo si caratterizza dunque come una delle opere da lui fortemente volute.

Sebbene non si sappia con certezza la data esatta in cui fu fatto costruire questa struttura, ciò che è certo è che il porto fosse già esistente nel II secolo d. C. e che fu percorso da Ottaviano.

Riserva Naturale dello Stato Le Cesine

L’Oasi, di circa 350 ettari, è un ambiente umido tra i più conservati e importanti dell’Italia meridionale, ultimo superstite della vasta zona paludosa e boscosa che si estendeva da Brindisi ad Otranto. L’Oasi WWF Le Cesine si trova lungo una delle principali rotte migratorie e ospita numerosissimi uccelli acquatici. Sono state censite ben 32 Specie di orchidee spontanee alcune delle quali Lista Rossa nazionale come Anacamptis palustris; altre specie botaniche di notevole pregio e liste rosse presenti sono: Periploca graeca, Ipomea sagittata, Cytinus ruber.

La particolare complessità degli habitat della Riserva rende Le Cesine un’area ad elevata valenza naturalistica. Il mosaico di ambienti interconnessi è fondamentale per l’instaurarsi della complessa biodiversità tipica dell’habitat mediterraneo.

Numerose le specie di notevole valore faunistico dalle colorate farfalle come la vanessa del cardo e il macaone, agli anfibi, presenti con diverse specie di rane, rospi e tritoni. Tra i rettili spiccano la testuggine palustre e il colubro leopardino. Centottanta specie di uccelli popolani i diversi habitat dell’area nel corso delle stagioni. Non mancano i mammiferi, tra cui il tasso e la faina; di recente colonizzazione il cinghiale e il lupo.

Torre Specchia Ruggeri

Torre Specchia Ruggeri, ovvero una località salentina che si è meritata ampiamente le 5 Vele e la Bandiera Blu 2015 assegnate alle marine di Melendugno.

Un posto incantevole in cui la porzione di Adriatico su cui affaccia alterna spiaggette a piccole baie e calette selvagge, da cui si staccato porzioni di roccia che formano isolotti poco distanti dalla riva e raggiungibili a nuovo, denominati “isole asce”, che tradotto in italiano dal gergo locale significa letteralmente “isole basse”.

Perfetto per soddisfare il gusti tanto degli amanti del kitesurf nel Salento, che possono divertirsi con le onde sulla spiaggia di Torre Specchia, tanto degli amanti dello snorkeling e della pesca con canna, questo tratto di costa è particolarmente esposto allo spirare dei venti, e resta uno dei luoghi meno affollati in assoluto anche durante i periodi di alta stagione.

I fondali caraibici orlano la spiaggia di San Basilio, da cui si può facilmente accedere al mare per bagni rinfrescanti dalla calura estiva, mentre il vento di scirocco rende il paesaggio una cartolina degna di qualsiasi meta esotica.

Parallelamente alla costa corre una pineta, che inebria di profumi tipici della macchia mediterranea, con i suoi cespugli di erbe aromatiche e mirto, che corrono sino a interrompersi nel centro abitato, che si è sviluppato, tra l’altro, in tempi piuttosto recenti sotto l’amministrazione dei comuni di Vernole e Melendugno.

Il nome della marina è dato da quello dell’omonima torre, costruita nel 1568 come tutte le torri costiere a difesa del territorio dalle incursioni e le minacce di saraceni e pirati, una struttura a pianta quadrata con la forma piramidale.

La curiosità sulla zona e su queste spiagge, riguarda soprattutto gli amanti del kitesurf, che riescono a confluire a Torre Specchia anche durate il periodo estivo, vista la tranquillità del luogo.

La particolare conformazione della spiaggia, infatti, fa sì che sia facile poter sfruttare la maggior parte dei venti per planare sulle onde, a cui si può accedere anche grazie a un apposito canale di lancio, soprattutto nei mesi estivi.

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